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Pensieri matematici sulla Musica della Vita. Istituto Lombardo, Milano, 3 ottobre 2013. Presentato in italiano. Discussione in inglese.
Mathematical thoughts on The Music of Life. Presented to Istituto Lombardo in Milano, 3 October 2013. In Italian and discussion in English.

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Le Scienze  aprile 2009
Echi di Wittgenstein che entrano in risonanza con la voce di Darwin, mentre il gene egoista è solo uno dei tanti gradini di una scala biologica complessa e ancora da scoprire. Si trova questo e molto di più, nella musica della vita, metafora azzeccata dall’autore e sviluppata con chiarezza e semplicità nel corso del libro. Che cosa rende speciale un brano musicale? Lo spartito, l’orchestra che lo esegue o i ricordi della prima volta che abbiamo sentito quella melodia? È impossibile separare questi aspetti, così come non si può cercare il “segreto della vita” solo nei geni, o nelle proteine. È l’integrazione di tutti i livelli della gerarchia biologica che può portare a una soluzione.

Denis Noble, professore di fisiologia cardiovasculare all’Università di Oxford, si muove agilmente dal basso verso alto partendo da quello che probabilmente è lo spartito: il DNA presente nelle cellule di ogni organismo. Ma questa partitura viene poi messa in musica da un organismo nella sua integrità, dunque con proteine che interagiscono tra loro e con l’ambiente. È in questa grande rete, le cui dimensioni sono incommensurabili e di cui solo ora cominciamo ad avere un’idea approssimativa, che entra in gioco il “grande compositore”, l’evoluzione. La biologia dei sistemi di Noble, che integra tutti i livelli gerarchici, li fa interagire e cerca di scoprirne i segreti, deve necessariamente passare per la comprensione dell’evoluzione, e del modo in cui essa agisce insieme allo sviluppo pre ricavare dal genoma una grande opera senza fine e finalità, la diversità della vita.

Non mancano ovviamente le parti accessorie: sezioni ritmiche (quali il battito cardiaco e i ritmi circadiani), l’adattamento delle partiture per i diversi strumenti ovvero organi e apparati dell’organismo, nonché le chiavi di lettura diversificate nelle diverse cellule dell’organismo.

L’opposizione al riduzionismo ontologico, cioè all’idea che si possa portare tutto a un unico livello esplicativo (vale a dire a quello dei geni e delle loro interazioni), investe anche il cervello e le neuroscienze negli ultimi due capitoli, stringati come il resto del libro ma chiari nel dare un’idea dell’ipotesi di lavoro dell’autore.    Mauro Capocci